
“È giusto ribellarsi a una certa cultura che prevede che le emozioni debbano essere sempre controllate: che non bisogna piangere né ridere troppo e nemmeno essere eccessivamente tristi”. Paolo Crepet
Noi adulti siamo spesso spaventati da emozioni negative come rabbia frustrazione e tristezza per questo evitiamo di manifestarle.
Spesso cerchiamo di nasconderle pensando di proteggere i nostri figli.
Tuttavia, questo atteggiamento potrebbe ostacolare la capacità dei genitori di insegnare ai propri bambini a gestire le loro emozioni.
I risultati di una ricerca dell’Università della California dimostrano infatti, che quando siamo alle prese con emozioni che non facciamo emergere, noi genitori siamo inconsciamente meno attenti, meno affettuosi e meno capaci di guidare i nostri figli.
Questo può riflettersi nel loro atteggiamento: i figli di genitori che mostrano i loro stati d’animo, hanno uno stretto rapporto con loro.
Le emozioni negative, infatti, non nuocciono ai bambini in quanto tali, ma in quanto non gestite e non elaborate all’interno della relazione con gli adulti di riferimento.
Una volta, appena rientrata da una terribile giornata di lavoro entro in casa con addosso tutta la rabbia per la discussione con la collega.
La mia bimba mi viene incontro e mi chiede come sto, capendo subito che qualcosa non va. Rispondo subito “niente, niente va tutto bene” e cambio argomento.
Sbagliato!!!!
Naturalmente a fin di bene, ma ho sbagliato. Ho infatti pensato: “E’ solo una bambina, non devo farle pesare la mia giornata e in ogni caso è troppo piccola per capire”.
In realtà i bambini sono molto bravi a captare le nostre emozioni.
Quando nell’aria c’è un motivo di discussione, un’emozione negativa che non viene esternata i nostri figli percepiscono che qualcosa non va, ma il fatto noi ci comportiamo come se nulla fosse manda messaggi contrastanti e li confonde.
Per un bambino è molto importante imparare a riconoscere tutti i tipi di emozione soprattutto quelle negative, dare loro un nome e accettarle.
Questo vale sia per le emozioni che riconosce negli altri sia per quelle che prova il bambino stesso.
Altrettanto importante è che il bambino impari ad esprimerle in modo corretto.
Cosa avrei potuto dire a mia figlia? Come avrei potuto rispondere in maniera corretta?
“Scusami amore sono un po’ arrabbiata in questo momento perché ho avuto un problema a lavoro, ma passerà in fretta stai tranquilla”
Le avrei dovuto parlare con sincerità, le avrei dovuto spiegare il mio stato d’animo, usare parole coerenti rispetto al mio comportamento, mantenendo così la mia credibilità e rassicurandola su quello che lei aveva comunque notato.
Alcuni psicologi sostengono che se i bambini non esternano le emozioni (specie quelle negative come rabbia, frustrazione e tristezza) è possibile che queste trovino sfogo in comportamenti aggressivi, ansia, bassa autostima (10 strategie per accrescere l’autostima di tuo figlio), problemi di concentrazione, iperattività, disturbi del sonno e dell’umore e incontinenza.
La stessa logica andrebbe utilizzata quando il motivo del nostro disagio deriva proprio da un comportamento sbagliato di nostro figlio.
Se per esempio nostro figlio non ha riordinato la sua cameretta potremmo essere tentati di dire frasi come:
“Sono arrabbiata perché sei un bambino cattivo”
Questo è un commento esagerato, inutile e persino dannoso poiché esprime un giudizio sulla sua identità (Sei un bambino cattivo!) invece che sul comportamento specifico (non hai riordinato la stanza).
La frase “sono arrabbiata perché sei un bambino cattivo” di fatto confonde linguisticamente il comportamento con il figlio.
Per comunicare in modo efficace la frase deve essere formulata in un altro modo.
Per esempio: “sono arrabbiata perché non hai riordinato la tua stanza come avevi promesso”.
Bisogna ricordarsi sempre che è la singola azione a essere sbagliata e non tuo figlio.
Lui va bene, è il suo comportamento che non va bene.
Quindi quando parliamo ai nostri figli dobbiamo imparare a separare il comportamento dall’identità.
Evita di dire “sei uno stupido perché hai fatto questo” piuttosto puoi dire “sei un bambino intelligente e per questo quello che hai fatto è inaccettabile”. (A questo proposito puoi dare un’occhiata a questo articolo)
Oltre ad esprimere in modo corretto tutta la gamma dei sentimenti, dobbiamo tener presente l’importanza della coerenza tra quello che diciamo e come lo diciamo.
Dire a tuo figlio che stai benissimo e che fa tutto bene se hai la faccia triste non è davvero una buona idea. Anche se non capisce ciò che sta succedendo, il bambino intuirà subito che qualcosa non va.
Avrai come risultato un figlio confuso e alla lunga diffidente nei tuoi confronti.
Come tra gli adulti, anche la comunicazione con i bambini deve essere coerente per essere sincera. (Intelligenza emotiva: perché è importante per tuo figlio)