
Io sono cresciuta a schiaffi e sculaccioni e mi sono ripromessa di non farlo mai con i miei figli.
Sono cresciuta nel terrore di sbagliare per paura di qualche schiaffo volante e ubbidivo per evitare le punizioni non perché fosse davvero giusto farlo.
Mi ricordo che una volta, da ragazzina, avevo deliberatamente scelto di restare fuori più a lungo dell’orario consentito perché avevo pensato che quel divertimento valesse bene uno schiaffo.
Non avevo capito perché i miei genitori avessero stabilito un orario di rientro.
Non avevo chiaro che potesse essere pericoloso per una ragazzina starsene in giro tardi o che i miei genitori potessero stare in pensiero per me, niente del genere.
Ho quindi deciso che non sarebbe stato il mio metodo educativo.
Pensavo però che fosse più facile da applicare.
Infatti un giorno in cui frustrata perché mia figlia non solo non mi ubbidiva ma aveva osato rispondermi sgarbatamente, istintivamente e senza avere il tempo di riflettere, le ho dato uno schiaffo in piena guancia.
La sensazione di delusione per me stessa era dipinta in quella faccetta che non se lo aspettava da me e che si è messa a piangere e a singhiozzare più per l’umiliazione che per il dolore fisico.
Io che predicavo continuamente di non picchiare suo fratellino, perché la violenza è sbagliata . Che coerenza, che esempio!
Quando un genitore picchia il figlio non lo fa mai per scelta razionale ma per sfogarsi; è frustrato, esasperato e arrabbiato e si sfoga sul figlio. Il bambino non ubbidisce e il genitore non riesce a imporsi e sfoga un impulso violento di rabbia.
Con questo non intendo assolutamente giustificarmi, mi sento ancora in colpa per quello che ho fatto e continuo a pensare che non si debba confondere la forza con il diritto.
La vera educazione non è basata sulla forza. È basata sulla comprensione, il reciproco rispetto e la tolleranza.
I bambini quando nascono sono completamente dipendenti da noi e, crescendo, contano su di noi per ricevere regole cui ispirarsi e ottenere un sostegno fino a che saranno adulti autonomi.
EFFETTI NEGATIVI DELLE PUNIZIONI FISICHE
Le punizioni corporali non insegnano ai bambini come comportarsi.
Al contrario, picchiare un bambino è una lezione negativa: mostra ai bambini che i genitori (che amano e dei quali hanno fiducia e rispetto) ritengono tollerabile l’uso della violenza per risolvere i problemi o i conflitti.
Sappiamo infatti che loro imparano di più dal nostro esempio che dalle nostre parole.
Le punizioni corporali e qualsiasi altro metodo umiliante non insegnano a comportarsi in modo responsabile, a pensare alle conseguenze dei propri atti.
Il bambino non capisce il perché del suo errore, impara solo che se lo rifà subirà una punizione fisica.
La violenza non produce un insegnamento ma un condizionamento. Stai addestrando non educando.
Passa il messaggio che il potere è del più forte e che hai ragione perché sei più forte.
Il bambino subisce senza potersi difendere perché è più debole fisicamente e psicologicamente.
Si crea in lui un senso di inadeguatezza, non si sente degno di cure, affetto e rispetto e sviluppa sfiducia verso ogni forma di autorità.
La ricerca ha dimostrato che la punizione non solo non è in alcun modo efficace, ma ha delle conseguenze anche gravi per tuo figlio.
“Marcè io sono cresciuto a forza di ciabattate e sono venuto bene lo stesso”
Non è che se ti hanno picchiato da piccolo non ti puoi riprendere mai più, qualcuno reagisce bene e lo supera, ma per la maggior parte dei bambini è un trauma.
Le conseguenze comportamentali ed emotive della punizione corporale, infatti, variano in relazione a quanto frequentemente e quanto severamente viene applicata, così come all’età, alla fase di sviluppo, alla vulnerabilità ed alla resilienza del bambino (cioè la capacità di far fronte a eventi traumatici in modo positivo).
Non è che sei cresciuto bene grazie alle ciabattate, sei cresciuto bene nonostante le ciabattate.
Molte ricerche condotte sugli effetti devastanti delle punizioni corporali ne confermano in modo sempre
più convincente i danni, a breve e a lungo termine.
Physical punishment of children: lessons from 20 years of research. CMAJ)Durrant, J., Ensom, R. (2012)
Le ricerche mostrano che i figli educati a suon di schiaffi e sculaccioni, tendono ad avere una maggiore aggressività, bassa autostima,depressione, ansia, comportamento antisociale o problemi mentali in età adulta.
Ci sono anche effetti fisici come riduzione della materia grigia e delle aree sensibili alla trasmissione della dopamina.
Quindi un quoziente intellettivo più basso, un vocabolario più povero, abilità cognitive più basse, apprendimento più lento e di conseguenza minore rendimento scolastico.
Se ci pensi non abbiamo certo bisogno di condurre ricerche sugli effetti devastanti della violenza contro le donne o gli anziani per vietarle.
GENITORIALITA’ POSITIVA
Ci sono altri metodi per educare tuo figlio anche senza ricorrere alla violenza, metodi che contribuiscono a costruire dei rapporti basati sulla fiducia e il rispetto.
Insomma una genitorialità positiva significa crescere i propri figli favorendo la loro autonomia, riconoscendo la loro personalità e guidandoli, ma anche fissando dei limiti per consentirne il corretto sviluppo.
Essere un genitore positivo presuppone un rispetto dei diritti umani del bambino e di conseguenza la realizzazione di un ambiente non violento, in cui gli stessi genitori non facciano ricorso a punizioni corporali o psicologicamente degradanti per risolvere i conflitti o per “insegnare” la disciplina e il rispetto.
I bambini devono crescere circondati da relazioni affidabili, amorevoli e improntate sulla fiducia e il rispetto per diventare a loro volta individui sani, forti, capaci di offrire e ricevere affetto e empatia e acquisire autonomia e competenze per vivere degnamente il loro futuro.
Devono poter contare su persone di riferimento adulte, che rispettino la loro dignità e la loro personalità.
Questi sono obiettivi che si raggiungono con un’educazione non violenta.
Si può dire che le punizioni producono, a breve e lungo termine, un elevato numero di ripercussioni negative sullo sviluppo, mentre non è stato possibile rilevare un solo effetto positivo.
Tuo figlio non è una tua proprietà, rispettalo.
I tuoi figli non sono figli tuoi.
Sono i figli e le figlie della vita stessa.
Tu li metti al mondo ma non li crei.
Sono vicini a te, ma non sono cosa tua.
Puoi dar loro tutto il tuo amore,
ma non le tue idee.
Perché loro hanno le proprie idee.
Tu puoi dare dimora al loro corpo,
non alla loro anima.
Perché la loro anima abita nella casa dell’avvenire,
dove a te non è dato di entrare,
neppure col sogno.
Puoi cercare di somigliare a loro
ma non volere che essi somiglino a te.
Perché la vita non ritorna indietro,
e non si ferma a ieri.
Tu sei l’arco che lancia i figli verso il domani.
Khalil Gibran