Tutto ciò di cui hai bisogno per comunicare con tuo figlio in modo efficace.

Se tuo figlio non ti ascolta è perché non parli la sua lingua!
I bambini sono governati da istinti ed emozioni mentre tu gli parli in modo razionale.
La parola magica per stabilire un canale di comunicazione tra te e tuo figlio è: empatia.
“Qual è la condizione essenziale del dialogo? È la capacità di porsi dal punto di vista dell’altro.”
Paolo Flores D’arcais
Ti è mai capitato di soccorrere tuo figlio che si è fatto male e dire: “non è nulla” “non farne una tragedia” con il risultato che lui si è messo a piangere più forte?
Non si è sentito compreso non ti ha sentita vicina al suo dolore (vero o immaginario che fosse).
Per stabilire una comunicazione con tuo figlio devi metterti nei suoi panni, devi, anche solo per un attimo, immedesimarti nella sua situazione, farlo sentire compreso, dimostrargli che sei sulla sua stessa lunghezza d’onda.
Frasi come “deve farti molto male” o “immagino che sia molto doloroso” sono per lui il miglior cerotto.
Molte mamme pensano che frasi del genere non facciano altro che mettere l’attenzione sul dolore e che non facciano che peggiorare le cose ma in realtà sono magiche, prova!
Questo naturalmente è solo un esempio, in tutti i casi in cui interagisci con tuo figlio, prima ancora di dare un giudizio, prima ancora di fornire soluzioni o spiegazioni, prima di dire cosa deve o non deve fare, devi fargli capire (a volte anche solo con una parola) che capisci cosa prova.
Devi conquistare il cervello rettile (istinti) e limbico (emozioni) perché la neocorteccia (ragionamento) nel bambino si sviluppa successivamente.
Le 3 parti del nostro cervello
Il nostro cervello (secondo uno studio del neurologo Paul MacLean), è costituito da tre parti: il cervello rettile; il cervello limbico e la neocorteccia (ne parlo anche in questo post)
Il cervello Rettile è sede degli istinti primari e di funzioni vitali, quello Limbico è coinvolto nell’elaborazione delle emozioni e la Neocorteccia è sede, diremo per brevità, della razionalità.
Nei bambini le parti più sviluppate sono quelle istintive ed emozionali, pertanto è inutile travolgerli con mille parole, “spiegoni” e ragionamenti, che non sarebbero recepiti in quel momento.
Per agganciare la loro attenzione e per far sì che ti ascoltino bisogna far capire loro che capiamo la loro sofferenza/emozione, che immaginiamo come possano sentirsi.
Fatto questo, allora possiamo raccontare le nostre esperienze, proporre soluzioni eccetera…
È importante l’ordine con il quale si interagisce altrimenti la comunicazione tra te e tuo figlio non avverrà.
Riporto un mio esempio:
Mia figlia (8 anni) all’uscita da scuola in lacrime mi dice che la sua migliore amica le ha detto che non vuole parlarle mai più.
Le rispondo subito che probabilmente era un momento di rabbia, che cambierà idea, che anche a me è successo e parto con il racconto della mia infanzia.
Nulla sembrava ridurre questo stato di angoscia, continuava a singhiozzare sempre più forte e continuava a ripetere: “tu non puoi capire!”.
Soltanto quando le ho detto: “ti senti tanto triste vero?” ha smesso di singhiozzare e mi ha risposto: “sì tanto”, allora ho continuato “ti fa star male vero?”- “tanto”.
Ho capito che si sentiva schiacciata da un’emozione che non aveva mai provato, un’emozione forte che non era capace di gestire e qualsiasi giustificazione o qualsiasi soluzione da me proposta non veniva neanche ascoltata.
Dobbiamo quindi prima di tutto parlare con la loro parte emotiva ed istintiva, solo dopo possiamo iniziare a raccontare le nostre esperienze vissute e proporre soluzioni.
Se vogliamo davvero comunicare con i nostri figli dobbiamo conoscere il funzionamento del loro cervello, in modo da aprire un canale di comunicazione tra noi e loro. Soltanto dopo che questo canale è instaurato, solo allora possiamo passare il nostro messaggio.
In caso contrario sarà inutile e frustrante ogni nostro tentativo.